Un mistero lungo dieci anni
Gli scienziati ritengono di aver finalmente svelato il mistero dietro l’epidemia che ha decimato oltre 5 miliardi di stelle marine lungo la costa pacifica del Nord America, un evento che ha colpito la fauna marina dal Messico fino all’Alaska a partire dal 2013.
Il morbo, conosciuto come “malattia del deperimento delle stelle marine”, ha portato al collasso di oltre 20 specie. La più colpita è stata la stella marina girasole (sunflower sea star), che ha perso circa il 90% della sua popolazione nei primi cinque anni dell’epidemia.
Una scena inquietante nei mari del Pacifico
Le stelle marine, spesso chiamate comunemente stelle di mare, sono creature dotate solitamente di cinque braccia, ma alcune specie ne hanno fino a 24. I loro colori variano dal semplice arancione a combinazioni vivaci di viola, marrone e verde.
Secondo la biologa marina Alyssa Gehman dell’Hakai Institute nella Columbia Britannica, che ha partecipato alle ricerche, la malattia agisce in modo raccapricciante: “Una stella marina sana ha braccia carnose che si estendono dritte. Quelle malate sviluppano lesioni e finiscono per perdere le braccia.”
Nel 2014, Christopher Harley, biologo marino dell’Università della Columbia Britannica, si trovava su una delle sue spiagge preferite dell’isola di Vancouver quando osservò scene angoscianti: stelle marine contorte, in decomposizione, con arti mancanti. “Una delle parti più affascinanti di quell’ecosistema stava letteralmente scomparendo”, ha ricordato.
Le conseguenze ecologiche: ecosistemi in squilibrio
La scomparsa delle stelle marine, in particolare della specie girasole, ha generato un effetto domino sull’ecosistema marino. I ricci di mare, solitamente predati da queste stelle, hanno proliferato senza controllo, distruggendo vaste aree di foreste di kelp, fondamentali per la biodiversità marina.
Per anni, la causa esatta della malattia era rimasta un enigma, alimentando ipotesi e incertezze. Tuttavia, un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology and Evolution ha finalmente individuato il responsabile.
Il batterio nascosto in bella vista
Dopo quattro anni di esperimenti, il team guidato da Alyssa-Lois Gehman ha identificato il colpevole: un batterio subdolo chiamato Vibrio pectenicida, presente in natura ma fino ad ora non ritenuto pericoloso per le stelle marine. “Era nascosto in bella vista”, ha spiegato la ricercatrice.
Il metodo utilizzato è stato meticoloso: il team ha raccolto esemplari dal loro ambiente naturale, isolandoli in quarantena. Quando uno si ammalava, lo collocavano vicino a stelle sane per verificare se l’infezione si trasmettesse. I nuovi esemplari contagiati venivano analizzati per prelevare il fluido celomatico – l’equivalente del sangue nelle stelle marine – che veniva poi iniettato in altri soggetti sani per osservare la trasmissione della malattia.
Una scoperta che apre nuove prospettive
Secondo Gehman, questa scoperta rappresenta un punto di svolta: “Ora che conosciamo la causa, possiamo finalmente lavorare a strategie di recupero e protezione delle specie colpite, cosa impossibile finora.”
Il dottor Harley, pur non avendo partecipato allo studio, ha accolto con entusiasmo la notizia: “Aspettavo questo momento da anni.”
La comprensione del ruolo del Vibrio pectenicida apre quindi nuove strade per la conservazione di uno degli organismi marini più iconici e vitali per l’equilibrio dell’ecosistema costiero del Pacifico.